
Cosa c'entra un porto brasiliano con Paraboot?
Paraboot - Un Cult
Cosa c’entra un porto brasiliano con l’icona più amata dagli intenditori di moda? La storia di Paraboot è un mix perfetto di artigianato, innovazione e un pizzico di follia visionaria.
Dalle Alpi alla conquista del mondo
Nel mondo del footwear esistono brand, poi ci sono istituzioni. E Paraboot è certamente una di queste. La sua storia inizia in un piccolo villaggio alpino francese alla fine del XIX secolo, quando un giovane intraprendente, Rémy-Alexis Richard, decide di rompere le regole e inseguire il suo sogno: creare scarpe resistenti, eleganti e capaci di durare nel tempo.
Rémy non è il classico artigiano locale. Ha una visione che lo porta ben oltre le Alpi francesi, dritto negli Stati Uniti, dove scopre qualcosa che gli cambierà la vita (pur non sapendo nemmeno una parola si era avventurato negli States): gli stivali in caucciù. Un’illuminazione. Perché limitarsi al cuoio quando esiste un materiale così resistente, impermeabile e durevole?
Così, nel 1926, torna in Francia con un’idea e una certezza: il futuro della calzatura passa dalla gomma. Ma la gomma di qualità arriva dall’Amazzonia, precisamente dal porto di Pará. Ed è così che nasce il nome Paraboot, unendo "Para" e "boot". Più che un brand una dichiarazione d’intenti.
L'ossessione per la qualità: quando la suola fa la differenza
Mentre il mondo della calzatura cercava scorciatoie, Paraboot ha fatto esattamente l’opposto. Ha mantenuto la produzione artigianale e ha perfezionato una tecnica che oggi è sinonimo di lusso e durata: la cucitura norvegese.
Cos’è? Un metodo di lavorazione che permette di unire la suola alla tomaia con due cuciture visibili, garantendo resistenza e impermeabilità. Un dettaglio che oggi definiremmo bold, ma che all’epoca era pura innovazione.
E poi c’è la suola in gomma, il vero tratto distintivo del marchio. Paraboot è l’unico brand di lusso che produce internamente le proprie suole, un dettaglio che fa impallidire molti giganti del settore. Niente outsourcing, niente scorciatoie, solo artigianato puro.
Michael: la scarpa che ha salvato Paraboot
Se c’è un modello che incarna alla perfezione lo spirito del brand, è la Michael. Lanciata nel 1945, è la scarpa che ha ridefinito l’estetica del footwear: linee essenziali, tomaia robusta, cucitura norvegese e, ovviamente, la celebre suola in gomma.
Negli anni ‘80, mentre molti marchi lottavano per sopravvivere alla rivoluzione industriale della moda, la Michael è diventata un cult nel mondo dello streetwear europeo grazie all’intuito dei distributori italiani. Il suo design rustico, autentico e fuori dagli schemi ha sedotto stilisti, creativi e icone di stile. Ancora oggi è un simbolo di eleganza senza tempo.
Paraboot oggi
Se pensate che Paraboot sia solo sinonimo di scarpe tecniche, ripensateci. Il brand ha saputo conquistare anche le passerelle e il mondo dello streetwear, mantenendo intatto il suo DNA. Le collaborazioni con designer e marchi contemporanei hanno rinfrescato l’immagine del brand, rendendolo una scelta di nicchia, ma ultra desiderabile.
Oggi, indossare Paraboot significa abbracciare una filosofia: quella dell’autenticità, della qualità che dura nel tempo, dell’artigianato che non segue le mode, ma le detta.
Perché Paraboot è ancora un’icona?
- Handmade in France – Produzione interamente artigianale, dalle Alpi al mondo.
- Suole in gomma uniche – Zero compromessi, solo materiali eccellenti.
- Cucitura norvegese – Per chi sa che il vero lusso è nei dettagli.
- Un’estetica senza tempo – Chi le capisce, sa.
In un’epoca di fast fashion e sneakers usa e getta Paraboot è un manifesto di resistenza alla mediocrità. Non è per tutti. Ed è proprio questo il punto.